Respinto l’assalto arabo. Il PGA Tour avrebbe rifiutato un’offerta di 1,5 miliardi di dollari proveniente dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita, il Public Investment Fund (PIF), secondo quanto riporta The Guardian.
La proposta riguardava in particolare PGA Tour Enterprises, l’entità commerciale del circuito. Il punto su cui si sono incagliate le trattative riguarda le condizioni poste dai sauditi, proprietari del circuito rivale LIV Golf.
PGA Tour PIF: i termini dell’accordo saltato
In particolare, per PIF era imprescindibile che LIV Golf potesse continuare a operare e che il governatore del fondo, Yasir Al-Rumayyan diventasse co-presidente del circuito, termini che sono stati ritenuti incoerenti con le volontà strategiche dei vertici del circuito.
Il PGA Tour punta infatti a dire la sua nel processo di riunificazione in un unico circuito d’élite, e i vertici dell’organizzazione sono riluttanti a concedere ad Al-Rumayyan un ruolo di primo piano finché LIV Golf rimane attivo.
I circuiti, insieme al DP World Tour, avevano concordato un quadro d’intesa nel giugno 2023 per unire le operazioni commerciali. Da allora, i negoziati sono entrati in una fase di stallo, nonostante si pensava potessero accelerare in seguito al cambio di amministrazione statunitense.
PGA Tour PIF: l’accelerazione nelle trattative
Le trattative tra il PGA Tour e PIF si sono intensificate a febbraio, con un lungo incontro alla Casa Bianca, anche se al momento permangono significative divergenze sul format delle competizioni, oltre che sulla governance, che si frappongono ad un’intesa tra le parti.
«Apprezziamo la visione innovativa di Yasir Al-Rumayyan e vediamo un futuro in cui lo accoglieremo nel nostro consiglio per lavorare insieme alla crescita globale del golf – ha dichiarato il commissario del PGA Tour, Jay Monahan -. Nelle nostre trattative, riteniamo che ci sia spazio per integrare alcuni aspetti importanti di LIV Golf nella piattaforma del PGA Tour. Stiamo facendo tutto il possibile per riunire le due parti».
PGA Tour PIF: lo scontro sulla governance
Nonostante l’approccio conciliante, dalle parole del dirigente emerge la volontà ferrea di gestire la transizione in maniera condivisa senza disperdere l’heritage della competizione, fermo restando l’obiettivo condiviso.
«Detto ciò, non lo faremo in modo da indebolire la forza della nostra piattaforma o il grande slancio che abbiamo con i nostri fan e partner – aggiunge Monahan -. Abbiamo superato alcuni ostacoli, ma ne restano altri. Tuttavia, come i nostri fan, condividiamo l’urgenza di trovare una soluzione. Il nostro team è completamente impegnato nella riunificazione».
LIV Golf si prepara a proseguire anche in autonomia
Anche sull’altro fronte si registrano aperture, fermo restando la convinzione radicata nei dirigenti di LIV Golf di essere in grado di sopravvivere anche in autonomia, nel segno della crescita sperimentata recentemente.
«Se l’accordo può aiutare a far crescere il golf, mi ci butterò a capofitto, ma non è l’unica strada – ha commentato l’ad di LIV Golf, Scott O’Neil -. Sarebbe bello, purché tutti siamo focalizzati sugli stessi obiettivi. Posso dire che amo ciò che stiamo facendo, amo le nostre prospettive. Amo la crescita avvenuta in tre mesi. So cosa ci aspetta nei prossimi tre mesi. E amo la nostra posizione attuale».