Il sistema di frenata dei conti in F1: ecco come funziona il budget cap

La serie di corse a quattro ruote si è dotata di una normativa finanziaria volta a contenere le spese dei team nell’ottica di mantenere un equilibrio competitivo tra scuderie con diverso potenziale di spesa.

Budget Cap F1
le regole finanziarie del circus
Photo by: Michael Jurtin / Red Bull Content Pool

Prestazioni ai massimi e costi contenuti. Questa è la filosofia che il Circus impone alle scuderie, limitandone il raggio d’azione con precisi vincoli finanziari validi per l’allestimento dei bolidi che scendono in pista.

L’obiettivo principale del corpo normativo è quello di mantenere un buon equilibrio competitivo tra i team, evitando significative discrepanze tra le compagini in gara nella fase di progettazione dei veicoli, con la competizione che si basa idealmente solo sul talento di ingegneri e piloti.

Budget Cap F1: l’influenza della pandemia sull’implementazione

La regolamentazione finanziaria è entrata in vigore nel 2021, anche se il progetto era in cantiere da diversi anni ed è stato ufficialmente annunciato già nel 2019, per dare il tempo alle case di adeguarsi alle nuove disposizioni.

L’emergenza pandemica, che ha alterato drammaticamente gli equilibri di bilancio, ha condizionato l’implementazione del regolamento tecnico che doveva entrare in vigore insieme alle norme finanziarie, posticipandone di un anno l’applicazione con benefici per i costi operativi.

Ma l’arrivo delle restrizioni che hanno visto partire in ritardo la stagione sportiva 2020, imponendo una forte revisione delle politiche di spesa, non poteva assolutamente ritardare l’implementazione delle regole finanziarie, diventate nel frattempo più urgenti e rilevanti che mai.

Il rischio che si voleva scongiurare era legato alla facoltà da parte delle proprietà facoltose di compensare le mancate entrate con iniezioni degli azionisti in grado di scavare un solco con la concorrenza.

Budget Cap F1: la soglia concordata tra le scuderie

L’importo inizialmente concordato secondo la versione originale del regolamento era di 175 milioni di dollari per scuderia, abbassato nel 2020 – prima ancora dell’effettiva applicazione – a 145 milioni per fronteggiare i mancati introiti causati dalla pandemia.

In caso di variazioni rispetto alla durata del calendario, fissato a 20 gare per la stagione 2021, un milione di dollari viene incrementato o decurtato dalla cifra concordata.

Si tratta di un divario significativo rispetto alle abitudini del passato, con le stime della stampa specialistica che quantificano in circa 400 milioni di dollari le spese dei team prima dell’avvento dei nuovi vincoli.

Inoltre, è stato previsto un percorso di ulteriore graduale riduzione dell’ammontare, che ha raggiunto i 140 milioni di dollari nel 2022 per poi assestarsi a 135 milioni dal 2023 in poi, per fornire ai team maggiori un percorso graduale di convergenza verso un livello di spesa adeguato.

Allo stesso tempo, è stato previsto un meccanismo di adeguamento del cap all’inflazione a partire dal 2024 in poi, che scatta qualora si sperimenti una crescita del livello generale dei prezzi superiore al 3%.

Budget Cap F1: le voci incluse nel calcolo

Il cap comprende nel suo perimetro tutte le spese strettamente collegate alle prestazioni delle auto. Ecco nel dettaglio le voci computate:

  • I costi di produzione e sviluppo dei componenti della vettura
  • Tutti gli elementi necessari per far funzionare la vettura
  • Gli stipendi del personale del team, esclusi i tre dipendenti più pagati
  • Attrezzatura del garage
  • I pezzi di ricambio
  • Costi di trasporto

Restano dunque escluse una corposa lista di spese, che non afferiscono strettamente alla performance dei veicoli. A titolo di esempio, ecco le principali:

  • Stipendi dei piloti
  • Stipendi dei tre dipendenti più pagati
  • Spese di viaggio
  • Spese di marketing
  • Spese immobiliari
  • Tasse di iscrizione e di licenza
  • Attività non correlate alla F1 o alle auto da strada
  • Pagamenti per congedi parentali e di malattia
  • Bonus per i dipendenti e prestazioni mediche per il personale

Le attività non correlate alla F1 e la normativa legata alle power unit

Una delle voci più controverse è quella legata alle attività non correlate alla F1, che negli anni ha posto una serie di problemi interpretativi, specie nel caso di conglomerate come Red Bull, Mercedes e Ferrari che operano in business diversi dal racing.

Un tema specifico è legato invece alle power unit, che non essendo prodotte da tutti i team sono disciplinate da un corpo normativo specifico.Ne deriva che i costi di manutenzione e le forniture sono esclusi dalle spese rilevanti ai fini del cap.

Le disposizioni in materia sono state introdotte nel 2022, e saranno pienamente valide dal 2026, inserendosi nel più ampio contesto del cambio regolamentare che rivoluzionerà il panorama delle quattro ruote. 

Allo stesso tempo, sono già vigenti delle norme transitorie per evitare che i motoristi spendano eccessivamente per lo sviluppo delle power unit prima dell’introduzione della nuova normativa.

Budget Cap F1: l’organo di vigilanza

Per monitorare l’osservanza delle regole, è stato formato il Cost Cap Adjudication Panel, un organo composto da sei giudici selezionati dalla FIA, ovvero la Federazione Internazionale Automobilistica, in concomitanza con i team.

Il primo tipo di inosservanza, il minore in termini di gravità, è classificata come infrazione procedurale, e risiede nel mancato rispetto delle tempistiche e delle formalità legate alla rendicontazione

Le altre due categorie di violazioni sono valutate in base ad un criterio quantitativo: le deviazioni inferiori al 5% sono considerate come minori, mentre in caso si superi questa soglia si incorre in un eccesso di spesa cosiddetto materiale.

Il sistema sanzionatorio è specularmente collegato all’entità della violazione. Trasgressioni legate agli aspetti procedurali danno origine a sanzioni di natura esclusivamente pecuniaria.

Nel caso invece di sforamenti quantitativi al cap sotto la soglia di tolleranza del 5% sono previste, oltre alle sanzioni pecuniarie, deduzioni di punti, esclusioni dalle gare, e limitazioni nei test.

Infine, superata la soglia del 5% invece si rischia di incorrere nella squalifica dalla competizione, scenario considerato come forte deterrente, e finora mai applicato dall’organo di vigilanza.

Le infrazioni alla normativa

In concreto, la prima a violare la normativa è stata Williams, incappata in un errore procedurale rilevato il 31 maggio 2022, deadline prevista per la consegna dei conti delle scuderie per l’esercizio 2021.

Il team britannico ha aderito all’ABA, che sta per Accepted Breach Agreement, ovvero accordo di violazione accettato, concordando il pagamento di 25mila dollari in seguito alla violazione.

Successivamente alla vittoria del mondiale da parte di Max Verstappen, Red Bull è stata giudicata colpevole di un’infrazione di entità inferiore al 5%, che ha comportato il pagamento di 7 milioni di dollari da parte della casa austriaca, che ha subito anche restrizioni legate ai test.

Contemporaneamente, ad Aston Martin è stata impartita una multa di 450mila dollari per via di una violazione procedurale. L’anno successivo, nessuna scuderia ha invece sforato il budget cap, segnalando una maggior tendenza al virtuosismo che si sta diffondendo.

Nel 2023 invece, sono emerse inosservanze procedurali da parte di Honda e Alpine in quanto produttori di power unit. Le due scuderie hanno sborsato rispettivamente 400mila e 600mila dollari a titolo di sanzione, dopo aver aderito all’ABA.