Hamilton punta in alto. In vista della nuova stagione l’obiettivo dichiarato è riportare il titolo a Maranello, anche se per il primo GP, che si correrà in Australia, le aspettative sono più modeste, e per sua stessa ammissione sarebbe contento «di finire fra i primi cinque».
Per il pilota britannico si tratta del debutto assoluto con la Rossa, il coronamento di una carriera straordinaria in cui ha vinto sette titoli iridati con due case diverse: la McLaren degli esordi e la Mercedes della consacrazione.
Hamilton intervista: un nuovo inizio a Melbourne come nel 2007
Ed ecco che questo nuovo inizio, rievoca il ricordo della prima corsa in pista con i grandi, avvenuta proprio a Melbourne nel 2007 con la McLaren, in quella che sarà forse l’ultima prima volta della sua carriera.
«Sono uscito dal box della McLaren e ho visto mio padre Anthony. Ci siamo guardati e abbiamo sorriso, sapendo che ce l’avevamo davvero fatta. Sarà qui anche questa volta, per il mio debutto in Ferrari. Anche se tante cose sono cambiate sembra un po’ di tornare a quel primo anno».
Lo scorrere degli anni ha ovviamente portato in dote al pilota una maturazione significativa, che lo ha spinto a rivedere l’approccio al mondo delle corse, rimanendo al contempo focalizzato al massimo sugli obiettivi stagionali e futuri.
«Ho capito tanti anni fa che non posso pensare a correre 24 ore su 24. L’ho fatto quando ero più giovane, ma non mi dava equilibrio. Non ho rimpianti: so dove mi trovo nella mia vita, sono fortunato e felice. Adesso l’unico obiettivo è vincere il Mondiale, crescere e portare avanti la squadra Nel tempo che mi rimane in F1 voglio dare il massimo e lo farò»

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Hamilton intervista: obiettivi ambiziosi per la nuova stagione
Adesso è lui ad essere il punto di riferimento per i giovani piloti esordienti, che lo guardano con l’ammirazione con cui ci si rivolge ai propri beniamini, e sperano di carpire qualche segreto maturato nel corso della vasta esperienza nel paddock.
«Surreale, perché io mi sento ancora un bambino. Però ricordo bene il mio arrivo in F1 e il desiderio di integrarmi con gli altri piloti più grandi, come Schumacher. Voglio che eccellano, che si divertano e che si prendano il loro tempo. La mia porta sarà sempre aperta per loro».
La voglia di competere ai massimi livelli e primeggiare sull’avversario è la stessa che aveva in gioventù, e d’altronde rappresenta la motivazione per restare ad alti livelli per cosi tanti anni e rimettersi in gioco all’età di quarant’anni.
«Sarei felice se a fine stagione arrivassi primo, voglio vincere e la Ferrari pure: insegue il Mondiale costruttori da un po’ e io voglio aiutarla. È presto per fare pronostici ma voglio crescere. Non dobbiamo lasciare nulla di intentato e dare sempre il massimo, sarei felice se fosse così».
Hamilton intervista: il matrimonio con Ferrari e il sodalizio con Vasseur
E da questa pulsione è nato il matrimonio con la casa di Maranello, la scuderia iconica per eccellenza, scolpita nell’immaginario di ogni appassionato delle quattro ruote. Il primo ricordo di Lewis si lega alle gesta di un campionissimo che ha scritto la storia della Formula 1.
«Un Gp dell’epoca di Schumacher. Ancora prima la collego ad alcuni film, ne guardavo tantissimi. Un’auto rossa, in “Ferris Bueller’s Day Off” (in italiano “Una giornata pazza di vacanze”), per questo ho voluto rifarne un pezzo in un video pubblicato sui social».
Cruciale per il suo sbarco in Italia è stato il ruolo del team principal della scuderia, quel Fred Vasseur insieme al quale Hamilton ha mosso i primi passi, avendo condiviso con lui l’esperienza in Art Grand Prix.
«Mi piace molto lavorare con Fred perché riesco a vedere un bambino dentro di lui, uno spirito da ragazzino che rivedo anche in me stesso. E poi gli sarò sempre grato per aver insistito perché io fossi qui in Ferrari. Senza la sua spinta, non avrei mai parlato con John Elkann e Benedetto Vigna».

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L’impegno sociale e il film sulla Formula 1
Oltre alle gesta in pista, Hamilton si è distinto per portare all’interno del mondo delle corse tematiche sociali di rilievo, facendo battaglie per cambiare il panorama all’interno della Formula 1 spesso legato a una tradizione conservatrice.
«La lotta per un ambiente più inclusivo, bisogna continuare a spingere. La mentalità della gente non cambia dall’oggi al domani, dobbiamo parlarne e agire. Per i ragazzini che ci guardano, altrimenti questo mondo tornerebbe a essere uno spazio tutto dominato dagli uomini. Si deve insistere per mostrare ai bambini che ci guardano che la Formula 1 è uno spazio per persone anche molto diverse tra loro».
Dalle luci del paddock a quelle di Hollywood, Hamilton è stato un volto di spicco all’interno del cast del film sulla Formula 1, potendosi cimentare nel ruolo di attore entrando a contatto con il mondo del cinema, un’altra sua passione.
«Esperienza incredibile, passione vera. C’erano due sceneggiature sul mercato, Joe (Kosinski, il regista, ha diretto anche il sequel di Top Gun ndr ) mi ha convinto con la sua. Volevo una storia spettacolare ma autentica, per conquistare i nuovi ma anche i vecchi appassionati».
Dalla moda agli investimenti: gli interessi del pilota britannico
Non solo cinema tra gli interessi coltivati dal campione: Lewis cerca di diversificare le sue attività, tra l’attenzione al mondo della moda a quello degli investimenti, in cui c’è spazio anche per lo sport, in cui è azionista dei Denver Broncos, franchigia di NFL.
«Ho un team efficiente a Londra che cura gli affari. A parlare sempre e solo di corse, impazzirei. Bisogna essere creativi: scegliere un cast, organizzare una sfilata, per me sono boccate di aria fresca. Poter stare in una stanza con Stefano Domenicali per parlare con lui di un possibile GP d’Africa, o discutere di un film da produrre, o lavorare sul design di alcuni capi di abbigliamento… Significa dare freschezza alla mia vita. Uno sfogo e un obiettivo oltre lo sport, per essere quello che sono».