Mei: «8 milioni di risorse investite e 300mila tesserati: l’atletica guarda al futuro»

Il presidente della Fidal racconta l’impegno profuso nell’accompagnare verso il successo la nuova generazione di talenti, che si pongono come esempi verso la base di un movimento in continua crescita.

Mei intervista
atletica in rampa di lancio
Stefano Mei (Photo by: Mezzelani / GMT)

L’atletica italiana è proiettata verso il futuro. Il lavoro che ha portato negli ultimi anni a sperimentare un salto di qualità significativo della federazione guidata dal presidente Stefano Mei continua a portare risultati significativi.

«Stiamo molto bene, siamo reduci dai quattro successi di Torun, mai accaduto in una singola tappa del World Indoor Tour – ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport -. L’Olimpiade di Parigi è stata la migliore della nostra storia, perché abbiamo avuto 17 finalisti. Parigi ci ha detto chiaramente come stesse e dove stesse andando il movimento. E le prestazioni di Furlani, Fabbri, Dosso e Tecuceanu di domenica scorsa ne sono l’ulteriore conferma».

Mei intervista: lo sguardo verso il futuro

Il focus della Fidal è incentrato sul mantenere l’elevato livello raggiunto nelle ultime manifestazioni e coltivare i giovani talenti che possano dare nuova linfa al movimento dopo i successi ottenuti in campo internazionale.

«Ormai, da quattro stagioni non c’è weekend in cui non si registrino due o tre nuovi record nazionali, questo ci dà la misura delle potenzialità del nostro movimento. Dietro i super big, ci sono un paio di generazioni di talenti, qualcuno è già esploso, qualcun altro lo farà a breve».

Ecco che per i prossimi eventi il vertice dell’atletica leggera si mostra sereno sulla competitività degli azzurri, guardando addirittura oltre i Giochi di Los Angeles 2028.

«Ma io direi che siamo già pronti per Brisbane 2032. Intanto, pensiamo a questa stagione: faremo un grande Mondiale a Tokyo, ne sono sicuro. Prima abbiamo tre eventi clou indoor: Assoluti sabato e domenica, Europei e Mondiali a marzo».

Mei intervista: gli investimenti in campo

I solidi numeri registrati sono attribuibili anche ad un cambio di passo sul tema degli investimenti, con cifre senza precedenti e molto importanti in relazione alla dimensione della federazione.

«L’attenzione che abbiamo posto al settore tecnico non ha precedenti in tempi recenti. Abbiamo investito sull’attività: nel 2021 per la preparazione olimpica spendevamo 4 milioni e mezzo, oggi abbiamo superato gli 8. Per le risorse della nostra federazione, è un impegno tutt’altro che banale».

L’investimento si divide tra atleti di spicco e risorse immesse nella base: «Sosteniamo economicamente una settantina tra atleti di punta e quelli coinvolti nei progetti speciali con i loro tecnici. Poi paghiamo i premi per le grandi manifestazioni e le spese sanitarie, da quest’anno abbiamo introdotto anche il referente per il recupero funzionale degli infortunati. In generale, abbiamo deciso di investire sul nostro futuro, con interventi più profondi sul territorio, puntando su ricerca, raccolta dei dati e formazione».

Gli atleti al centro del modello

Il centro del sistema restano ovviamente gli atleti, con cui si è instaurato un rapporto di fiducia: «Loro sono il nostro core business, e poi io ho una fortuna: sono stato uno di loro, li conosco, so come ci si parla. Li seguiamo con una schiera di tecnici con la valigia, come li chiamo io, che vanno a visionarli, a controllare come si allenano, persino cosa mangiano, in modo da sapere di cosa hanno bisogno e come la Federazione possa aiutarli. In molti oggi credono nell’atletica, anche tra gli investitori».

Importante fare leva anche sulle sinergie, con Sport e Salute come partner cruciale per sostenere gli sforzi della federazione:

«Da quattro anni facciamo risultati importanti, e in modo costante e crescente. Questo succede perché abbiamo messo gli atleti nelle condizioni di stare bene e performare meglio. Abbiamo sfruttato anche il bando di Sport e Salute, che ha premiato i nostri progetti con cinque milioni di euro: una collaborazione proficua come per il Golden Gala».

Mei intervista: boom di tesserati e praticanti

La visibilità che si sta sempre più conquistando lo sport genera molto entusiasmo, con i numeri di tesserati e praticanti che testimoniano una popolarità in costante incremento.

«Abbiamo circa 300 mila tesserati, compresi gli iscritti alla RunCard, tutti agonisti che praticano seriamente questo sport. Non conteggiamo gli alunni delle scuole, né chi va a correre al parco, seppure con regolarità. Sennò arriveremmo a 5 milioni…».

Viene naturale fare il paragone con il calcio, sport il cui dominio in Italia è difficile da scalfire, e tennis, altra disciplina molto in voga ultimamente grazie al combinato tra il magic moment degli azzurri e l’ampliamento dell’offerta di eventi di primo piano in Italia.

«Il calcio è irraggiungibile, anche se soltanto l’atletica si pratica in più di duecento Paesi nel mondo. E poi, non c’è sport in cui vadano a podio atleti di 37 nazioni, come è successo a Parigi. Rispetto al tennis, nemmeno Sinner fa le audience tv che fanno i nostri ragazzi. Ammiro Jannik e questa generazione di tennisti, ma credo, anzi sono sicuro, che i nostri atleti non abbiano nulla da invidiare loro, per comportamenti, prestazioni e popolarità. Sono esempi, tutti, per le nuove generazioni».

Mei intervista: la collaborazione con le istituzioni e i grandi eventi

Importante valorizzare con una proficua collaborazione con le istituzioni l’eccellenza sportiva: «Credo che questo patrimonio debba e possa essere messo al servizio del Paese. Noi ci sentiamo centrali nelle abitudini degli italiani. Abbiamo sacro rispetto delle istituzioni e sentiamo la vicinanza del Presidente della Repubblica, che solo per l’atletica italiana si è scomodato due volte».

In questo senso, è cruciale un intervento da parte del governo a creare il giusto contesto normativo per contribuire a diffondere sempre più la pratica sportiva: «Comprendiamo il momento storico del Paese, ma ci auguriamo che il governo guardi al nostro sport come a un fattore di crescita, innanzitutto sociale e sanitaria, per il Paese. Vorremmo portare l’atletica nelle scuole, ci stiamo lavorando, ma abbiamo bisogno del sostegno del Ministero. Sentiamo di meritare qualche attenzione in più».

Spazio per una battuta sulle grandi manifestazioni di atletica, tra occasioni mancate e opportunità future: «Non chiediamo niente, ma il rispetto per le potenzialità dell’atletica italiana sì. Mi brucia ancora e mi brucerà sempre la mancata candidatura ai Mondiali del 2027, per questo stiamo ragionando seriamente sulla possibilità di richiedere l’organizzazione dell’edizione 2029 o 2031».

Il tema degli impianti e la presidenza del Coni

La tematica degli impianti tiene banco, con infrastrutture che spesso non solo all’altezza degli standard previsti per competizioni di primo piano: «Siamo reduci da un Europeo organizzato splendidamente e abbiamo il Golden Gala, che faremo crescere ancora. Vorremmo creare un altro grande evento in Italia, magari a Milano, ma è drammatica la mancanza di impianti e palazzetti che ci consentano di ospitare meeting internazionali. All’Olimpico siamo affezionati, ma è difficile riempirlo. Comprendo sia un problema di costi, però uno stadio di atletica può ospitare tante altre discipline».

Infine, una chiosa sul tema del mandato del presidente del Coni Giovanni Malagò: «Conosco e rispetto la legge. Il mio auspicio è che si faccia un provvedimento ad hoc che equipari il Coni alle federazioni. Del resto, in questi anni ha ottenuto risultati incontestabili».