Un palmares da fare invidia a tante nazioni. Ai Giochi Olimpici di Parigi, e in particolare all’interno della piscina de La Defense, a Parigi, Arena ha raccolto 35 medaglie olimpiche (11 ori, 10 argenti e 14 bronzi) a cui vanno sommate le 177 medaglie paralimpiche (55 ori, 54 argenti e 68 bronzi).
Per dare un’idea del valore del comparto atleti dell’azienda transalpina, essa si collocherebbe all’undicesimo posto del medagliere olimpico complessivo, appena fuori dalla top ten, pur competendo in un solo sport.
Il gioiello della collezione è il Powerskin Primo, sviluppato da Arena in un lavoro quadriennale portato avanti insieme agli atleti, coinvolgendo oltre 400 nuotatori in tutto il mondo.
Tra gli azzurri, coloro che ne hanno saputo sfruttato al meglio le caratteristiche sono Thomas Ceccon, Nicolò Martinenghi, Gregorio Paltrinieri, dando spettacolo nelle rispettive specialità.
Arena sta già cogliendo i benefici della visibilità ottenuta nella spedizione olimpica: «L’effetto Olimpiade c’è stato già due settimane prima e due dopo l’evento – ha dichiarato al Sole 24 Ore Giuseppe Musciacchio, deputy ceo di Arena —. Le statistiche ci dicono che dopo ogni Olimpiade il numero di iscritti alle scuole nuoto aumenta, non abbiamo ancora i dati ultimi. Per una marca come la nostra si allarga il numero dei clienti. Nel 2024 cresceremo dell’11%, poco sopra i 180 milioni di euro di fatturato (contro i 162,5 milioni del 2023)».
Arena ricavi 2024 – Il traino delle Olimpiadi
Gli effetti del successo olimpico si spingono oltre l’anno della manifestazione, contagiando positivamente tutto il ciclo quadriennale: «Noi vendiamo le collezioni sulla base di un calendario stagionale — prosegue Musciacchio —. Due settimane fa abbiamo presentato la collezione autunno/inverno del 2025. Ora c’è stato un picco dovuto alla collezione olimpica, ma l’impatto vero si vede nell’intero ciclo».
Nonostante il periodo favorevole, le specificità del business impongono una pianificazione a lungo raggio per rimanere competitivi in un’ambiente iperdinamico: «Investiamo circa il 5% del nostro fatturato in innovazione e abbiamo una nuova tecnologia ogni ciclo olimpico. Difficile vedere i prototipi sugli atleti prima di un paio d’anni. Sono un prodotto d’élite ma anche di consumo diffuso che per arena rappresenta circa il 15% del nostro fatturato, un comparto che quest’anno crescerà del 13%».
Allo stesso tempo, si lavora incessantemente al dossier dei rinnovi contrattuali degli atleti, con gli accordi in scadenza in concomitanza con la conclusione del ciclo olimpico. Il dirigente rivela che le punte di diamante dell’Italia faranno parte della squadra anche nei prossimi quattro anni.
«Nei prossimi 4 mesi ci sarà qualche scombussolamento – sottolinea Musciacchio -. Con atleti come Martinenghi, Ceccon, Paltrinieri o Sarah Sjostrom, abbiamo raggiunto un accordo già prima, mentre con Kate Douglass e Jessica Long abbiamo cominciato a discutere i rinnovi con largo anticipo. E seguiamo i nuotatori anche quando vincono meno o arrivano a fine carriera».
Arena ricavi 2024 – La presenza sui mercati globali
L’azienda vanta una presenza globale, presidiando ben 128 paesi, e si caratterizza per il suo DNA europeo, essendo nata nel 1973 in Alsazia da un tedesco, Horst Dassler, figlio d’arte, con il padre che è stato fondatore di Adidas.
L’Italia è centrale nelle operazioni dell’azienda, che è sbarcata nel paese nel 1980 aprendo una sede a Tolentino che nel 2000 è diventata il quartier generale, resistendo ai cambi di proprietà.
Guardando al fatturato, gli Stati Uniti fanno la parte del leone, contando per circa il 20% del fatturato, considerando anche una forte crescita annuale dei volumi pari al 25%. Dopo gli States, a livello di mercati geografici seguono Francia, Italia e Germania.
Arena punta molto sul canale digitale, con una crescita del 50% anno su anno dell’e-commerce, e si distingue per l’impegno nel campo della sostenibilità: dopo essere diventata società Benefit nel 2023, si aspetta la certificazione B-Corp entro il 2025.
«Le certificazioni sono importanti perché costringono le aziende a cambiare le metodologie di lavoro e dei processi interni ma quello che conta è la mentalità – evidenzia Musciacchio -. Noi lavoriamo con fibre riciclate, e abbiamo portato in Italia una linea di produzione di occhialini arena. Finora venivano quasi tutti prodotti in Cina, con le fabbriche più avanzate e il know how per fare quel prodotto».