La velocità non finisce mai: da Prost a Rossi, tutti gli ex piloti diventati imprenditori

Esiste un novero ristretto di campioni del motorsport talmente ossessionati dalla velocità dal non riuscire a farne a meno anche quando la carriera sportiva è giunta al termine.

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Dalla pista alla dirigenza
Valentino Rossi nel paddock (stagione 2023). Image credit: Photo DPPI/Panoramic/Insidefoto

Staccare all’ultimo, azzardare un sorpasso proprio in quella curva dove l’avversario non se l’aspetta. La messa a punto dei motori, l’accorgimento tecnico vincente, la scelta strategica controcorrente che porta al risultato. I giri veloci strappati sul filo dei millesimi, tagliare il traguardo per primo e poi i podi, le coppe e lo champagne.

Il motorsport è un mondo tanto complesso quanto affascinante, nel quale è molto difficile entrarvi – specie nelle massime categorie – ma dal quale è ancora più arduo uscirne. Lo sanno bene quegli uomini talmente ossessionati dalla velocità dal non riuscire a farne a meno anche quando la carriera sportiva è giunta al termine.
E lo sanno ancora meglio quei piloti che, non solo hanno ottenuto successo ma che con le loro imprese sono saliti nell’Olimpo del motorsport, scrivendo pagine indelebili della storia e diventando campioni.

Un ingrediente in più che li ha portati, dopo le fatiche in pista, a spostare ancor più in là il limite, diventando imprenditori, con un proprio team o facendo le fortune di una grande scuderia.

Dalla pista alla dirigenza: Lauda, eterno protagonista in F1

Si potrebbe scomodare Enzo Ferrari, che qualche GP lo ha anche corso ma che ha reso immortale il suo nome non di certo per la carriera da pilota. Una giusta attenzione andrebbe data anche a Bruce McLaren, che in F1 ci è arrivato, totalizzando anche un bel palmares di quattro GP vinti e 27 podi in totale e riuscendo nell’impresa – unica ad oggi – di vincere come pilota e costruttore (GP del Belgio del 1968 a bordo della sua McLaren M7A) e che molto altro avrebbe sicuramente fatto se la passione per la velocità non lo avesse fatto scomparire prematuramente.

Ma il primo nome di pilota-imprenditore in epoca più recente è quello del campione austriaco Niki Lauda.

Dopo due titoli mondiali vinti con la Ferrari nella seconda metà degli anni ’70, essere sopravvissuto a uno spaventoso incidente nel folle circuito di Nurburgring, aver dominato per i primi anni ’80 fino al terzo titolo ottenuto con la McLaren nel 1984, Lauda si ritira dal Circus ma resta legato alla velocità, puntando all’industria aerea e lanciando la sua compagnia Lauda Air.

Esperienza che fortifica la sua visione imprenditoriale e manageriale della quale si accorge anche il mondo della F1, tant’è che la Ferrari lo rivuole, seppur solo in veste di consulente, nei primi anni ’90.

Il rapporto di amore-odio con la Rossa prosegue anche fuori dall’abitacolo e in breve arriva la rottura che non estromette però Lauda dal Circus, voluto invece da Jaguar per il suo debutto in F1 come team principal fino al 2002.
Passa un altro decennio prima del grande colpo di Lauda.

È infatti il 2012 quando viene scelto come presidente (non esecutivo) di Mercedes AMG F1 che dopo tanti anni quale fornitrice di motori rompe gli indugi e debutta con la sua monoposto.

Lauda non si accontenta del ruolo di prestigio assegnatogli: sceglie di puntare e dunque investire sulla casa tedesca, acquistando il 10% delle azioni di Mercedes AMG F1 ed è il principale artefice dell’arrivo di Lewis Hamilton che conquisterà cinque titoli mondiali.
Complessivamente il “bottino” di Lauda in Mercedes vale sei titoli piloti e cinque titoli costruttori.

Piloti-imprenditori: la delusione di Alain Prost

L’altro grande campione che non si è accontentato di chiudere la carriera sceso dall’abitacolo porta nome di Alain Prost.

Il Professore, epiteto attributo al campione francese per la sua lucidità tattica, è stato protagonista assoluto della F1 per tutti gli anni ’80 e la prima metà dei ’90.
Chiusa ufficialmente la carriera nel ’93 con quattro titoli mondiali in tasca non ha fatto passare molto tempo prima di tornare nel Circus: nel 1997 acquista infatti la Ligier, poco soddisfatta degli ultimi anni in F1 e, grazie all’interessamento del governo francese – da sempre stuzzicato dall’idea di avere un team interamente tricolore – e la fornitura motori Peugeot, nasce ufficialmente la Prost Gran Prix.
Un’avventura che si archivia dopo cinque stagioni, nel 2001, con solo tre podi all’attivo e una lunga sequela di rotture.

L’impegno di Peugeot nello sviluppo motoristico viene meno molto in fretta, complice anche il ritorno nei rally del marchio, e l’affidabilità delle monoposto è il tallone d’Achille ancor più della competitività.

Prost archivia il suo sogno prima che diventi definitivamente un incubo e a inizio 2002 il Tribunal de Commerce de Paris dichiara ufficialmente la bancarotta della Prost Gran Prix.

Dalla pista alla dirigenza: l’esempio di Gresini e l’impero di Valentino

Passando dalle quattro alle due ruote, l’esempio più virtuoso di pilota-imprenditore è quello del compianto Fausto Gresini.
Dopo 13 stagioni tutte corse in 125 e due mondiali vinti, Gresini fa il grande salto nel 1997, fondando la Gresini Racing, e disputando sin da subito la classe regina – allora la 500 – ottenendo i primi podi.

Dopo un paio di stagioni Gresini sceglie di “auto retrocedersi” in classe 250, al fine di mettere a punto una moto competitiva e la mossa si rivela azzeccata.

Nel 2001, motorizzato Honda, il Team Gresini centra il suo primo titolo mondiale con il pilota giapponese Daijiro Kato e si concede la “promozione” nella classe regina, la neonata MotoGP, nella quale milita tuttora, con i fratelli Marc e Alex Marquez.

Nella stagione 2024, grazie al fuoriclasse spagnolo, i podi tra sprint e gare lunghe sono stati 18 di cui 4 vittorie.

Dalla fondazione fino alla scomparsa, avvenuta nel 2021, Fausto Gresini ha ottenuto con il tuo team cinque titoli mondiali ma è stato ancor più uno grande scopritore di talenti: da Kato a Marco Melandri, passando per Marco Simoncelli e arrivando a Enea Bastianini.

E quello di talent scout è anche uno degli infiniti assi nella manica del pilota che più di tutti ha incarnato l’essenza delle moto negli ultimi trent’anni: Valentino Rossi.

Il Dottore è ancora ben lontano dal chiudere la sua carriera lunga 26 stagioni quando nel 2013 decide di fondare non solo un team ma una vera e propria factory per formare e lanciare i nuovi talenti italiani del motociclismo.

Nasce così la VR46 che muove i suoi primi passi nella Moto3, classe cadetta, prima di passare alla Moto2 nel 2017 e centrare, dopo solo una stagione, il primo titolo piloti, con un nome destinato a far parlare di sé: Francesco Pecco Bagnaia.

Nel 2022, pur senza abbandonare la classe intermedia, la VR46 passa in MotoGP e ottiene punti e il primo podio. La stagione 2023, grazie al talento formato sotto la guida di Rossi, Marco Bezzecchi, arrivano le vittorie, ben quattro, e il terzo posto costruttori nel mondiale.

Oltre al campione del mondo in carica, Pecco Bagnaia, e a Bezzecchi, anche Luca Marini, Franco Morbidelli sono piloti scoperti da Valentino Rossi che militano nella massima serie.

Dalla pista alla dirigenza: i piloti-imprenditori

  • Niki Lauda – Team Principal – Jaguar (2000-2002); Presidente e azionista – Mercedes AMG F1 (2012-2019)
  • Alain Prost – Costruttore e Team Manager – Prost Grand Prix (1997-2002)
  • Fausto Gresini – Fondatore e Team Manager – Gresini Racing (1997-2021)
  • Valentino Rossi – Fondatore – VR46 (2013)