Indagine Milano Cortina: scontro tra procura e governo sulla natura della Fondazione

La Procura di Milano contesta al Governo il decreto con cui ha stabilito che la Fondazione è un ente di diritto privato.

Indagine Milano-Cortina
prosegue l'inchiesta
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Proseguono le indagini su Milano-Cortina 2026. Lo scontro tra la Procura di Milano e il governo si intensifica riguardo la natura giuridica della fondazione.

Durante un’udienza al Tribunale del Riesame, i pm che hanno aperto il fascicolo hanno criticato il decreto-legge di giugno, che qualifica la Fondazione come ente privato.

Secondo le tesi dell’accusa, il provvedimento legislativo sarebbe illegittimo in quanto adottato nel corso di un procedimento penale.

Un decreto-legge analogo era già stato approvato dall’organo esecutivo nel 2020, con il testo che aveva già incassato le critiche dei magistrati inquirenti.

Indagine Milano Cortina – La natura della Fondazione

Il decreto, sostengono i magistrati, minerebbe la prerogativa dell’organo giudiziario di interpretare le leggi.

Secondo i pm, la Fondazione è stata creata per soddisfare esigenze di interesse generale, non commerciali, legate all’organizzazione delle Olimpiadi invernali.

Nel sostenere la loro tesi, i magistrati fanno riferimento al fatto che le coperture finanziarie per l’attività della Fondazione sono fornite da organismi di diritto pubblico: il governo ed enti locali.

Secondo quanto emerge da un’informativa del nucleo Economico finanziario della Gdf di Milano riportata dal Sole 24 Ore «per i vertici e per il personale delegato a gestire i diversi comparti dell’Ente, la Fondazione seppur costituita ex lege come ente di diritto privato, appare, secondo il loro stesso qualificato giudizio, un organismo equivalente ad una Pubblica amministrazione».

Indagine Milano-Cortina: La decisione del Tribunale

Il Tribunale del Riesame deciderà sulla natura giuridica della Fondazione, con il verdetto che sarà particolarmente rilevante in quanto influenzerà a cascata gli altri filoni d’inchiesta aperti.

In primis, quelli che contestano alla vecchia gestione i presunti reati di corruzione e turbativa d’asta.

Infine, il capo d’imputazione legato ai bilanci dell’ente, che ha riportato una perdita cumulata di 107 milioni in un quadriennio.

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