Il ciclismo in fuga: ecco perché non si passa più da Milano

Scelte Rho e Pavia per le corse targate Rcs. Le kermesse ciclistiche non transitano più dal capoluogo lombardo: dalla spesa alla sicurezza, i motivi di questa esclusione.

Egan Bernal, Giro Italia 2021
FUORI DAI RADAR
Egan Bernal, Giro Italia 2021 (Photo by Gabriele Facciotti/Imago/Insidefoto)

Milano-Torino e Milano-Sanremo. Due grandi corse ciclistiche del nostro Paese che, quest’anno, saranno accomunate da un dettaglio, non di poco conto: la mancanza di passaggio dal capoluogo lombardo.

Fa un certo effetto visto che la partenza dalla città della Madonnina dà il nome a queste due storiche kermesse. Ma il risultato è il seguente: Milano è sparita dalle mappe del ciclismo. Nonostante la Federazione Ciclistica Italiana (FCI), presieduta dal milanese Cordiano Dagnoni, abbia spostato di fatto la sua sede in Via Piranesi, le gare transitano al largo dal territorio comunale.

Le corse targate Rcs Sport in particolare: la Milano-Torino da Rho, la Milano-Sanremo da Pavia. Un anno fa la partenza della Classicissima fu ad Abbiategrasso, per via della contemporaneità con la Stramilano 2023. Il Giro d’Italia dal 2021 non ha più la città del Duomo come arrivo finale.

Eppure il capoluogo lombardo ha visto rappresentare, da sempre, una città cardine del ciclismo italiano.

Milano corsa ciclismo – Una capitale ormai decaduta

Perché Milano è la capitale del ciclismo“. Uno slogan, o meglio, un’affermazione di forza con cui il capoluogo lombardo annunciava il ritorno dell’iconica Sei Giorni, corsa indoor che venne organizzata nell’ex FilaForum di Assago. Nel 1995 il core del ciclismo italiano era basato, a tutti gli effetti, a Milano.

Un titolo acquisito principalmente per l’evoluzione degli artigiani milanesi della bicicletta che, a inizio Novecento, sono diventati veri e propri industriali del settore. Inoltre, la presenza della sede della Gazzetta dello Sport, che prestava molta attenzione al ciclismo, contribuì al successo della città in questo sport, considerato il più popolare dell’epoca. Di conseguenza, Milano divenne sede di numerose competizioni ciclistiche, sia di livello nazionale che internazionale.

Tra le gare più prestigiose, che avevano Milano come punto di partenza o arrivo, c’erano il Giro d’Italia e il Giro di Lombardia. Inoltre, si svolgevano eventi come la Milano-Sanremo, la Milano-Torino, la Milano-Vignola, la Milano-Mantova, la Milano-San Pellegrino e la Milano-Modena. Tuttavia, nel corso del tempo, una dopo l’altra, molte di queste competizioni hanno cessato di esistere.

Milano corsa ciclismo – Niente accordo economico tra Comune e Rcs

Ma perché Milano ha abbandonato il ciclismo? – Come ogni mancata organizzazione che si rispetti, la principale tematica da analizzare è quella economica. Le due parti in causa sono il Comune del capoluogo lombardo e Rcs. Niente intesa per portare il grande ciclismo italiano a Milano, seppur per una cifra che, secondo quanto riportato dall’edizione odierna de La Repubblica, sarebbe quasi irrisoria.

La quantificazione del pomo della discordia, e della conseguente esclusione di Milano dai radar, è pari a 14 mila euro. Una spesa a che il Comune, per via del suo “Regolamento delle prestazioni del personale della Polizia locale a carico di soggetti privati per lo svolgimento di manifestazioni ed eventi” non può assicurare e che Rcs non vuole sobbarcarsi.

«Nel 2022, quando la Sanremo partì dal velodromo Vigorelli» spiega l’assessore allo Sport, al Turismo e alle Politiche Giovanili del Comune di Milano, Martina Riva, «la spesa per Rcs fu appunto di 14 mila euro, destinati tra le altre cose al pagamento dei costi di gestione della viabilità attraverso la Polizia locale. Rcs considera più strategica la maratona di Milano, per la quale paga oltre 150 mila euro».

La posizione della società presieduta da Urbano Cairo è chiara. Alla presentazione della maglia rosa il direttore del Giro, Mauro Vegni, si soffermò sul seguente concetto: «Abbiamo lanciato dei messaggi a Milano, non sono stati ascoltati».

“Accusa” prontamente rispedita al mittente da parte dell’assessore lombardo. «Io sono in carica dal 2021 e da allora non sono mai stata contattata per manifestazioni ciclistiche » aggiunge Riva, «noi concediamo senza problemi il nome di Milano per la corsa, ma di più non possiamo fare».

Queste, dunque, le posizione delle parti in causa: occorrerà trovare un compromesso, se si vorrà riportare Milano a non dare solo il nome alle corse ciclistica ma, anche, vederne il passaggio nel proprio territorio e tornare ai fasti di un tempo.