Il valore sociale dello sport: un contributo da oltre 10 miliardi di euro

Lo sport produce esternalità positive per oltre 10 miliardi di euro l’anno grazie a un modello partecipativo a cui contribuiscono realtà sportive e componenti, laiche e religiose, della società impegnate nel no profit.

Campo di calcio amatoriale (Foto Federico Tardito / Insidefoto)
Sport e società
(Foto Federico Tardito / Insidefoto)

I benefici dovuti allo sport sono numerosi e sfaccettati quanto le discipline sportive che è possibile intraprendere. È senza dubbio lampante il riflesso diretto sulla salute: che praticare sport faccia bene al fisico e allo spirito è un assunto difficilmente questionabile ma gli effetti positivi non si limitano a questo, c’è molto di più. La pratica sportiva, anche a livello amatoriale, si traduce infatti in esternalità positive che contribuiscono al miglioramento del Sistema Paese stimabile in un valore di oltre 10,1 miliardi di euro, grazie al risparmio in termini di spese sanitarie e alla riduzione dell’impatto sulla spesa del welfare; e ancora di maggior importanza – non solo in termini economici – è l’apporto che dà lo sport sulla formazione delle nuove generazioni.

Grazie all’impianto di valori che fornisce la pratica sportiva giovanile, si ottiene un vero e proprio strumento migliorativo per la società sotto diversi aspetti che partono dal creare le condizioni per prevenire la devianza giovanile, sino ad arrivare alla corretta relazione e applicazione del lavoro di squadra e dunque all’orientamento verso uno stile di vita sano ed equilibrato. Questo è quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Ufficio Studi di Banca Ifis all’Osservatorio sullo Sport System Italiano dedicato al contributo dello sport nella creazione di valore sociale.

Gli italiani e lo sport: una passione senza età

Sono oltre 11,8 milioni i tesserati, tra società affiliate a federazioni sportive ed enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, pari al 76% sul totale di 15,5 milioni di italiani che praticano sport in maniera continuativa. Un numero considerevole che trova sostanza nel contributo delle tante realtà dislocate su tutto il territorio nazionale capaci di intercettare i bisogni e le esigenze degli sportivi a tutti i livelli: sono infatti più di 65mila le associazioni/società dilettantistiche affiliate alle Federazioni sportive nazionali (FSN) e alle Discipline sportive associate (DSA) e oltre 55mila quelle affiliate agli enti di promozione sportiva (EPS) che annoverano rispettivamente 4,2 milioni e 7,6 milioni di tesserati che spaziano dai 3 anni agli over 75 e che di fatto rappresentano le colonne su cui si basa il sistema sportivo italiano.

Ed è proprio grazie al lavoro quotidiano di queste realtà, tra società sportive ed entità no profit laiche e religiose, che si esprimono le esternalità positive che è in grado di produrre lo sport italiano.

Sui 95,6 miliardi di euro di valore dello sport system, il valore sociale è pari all’11%, ossia 10,1 miliardi di euro generati ogni anno che si suddividono in 5,2 miliardi di euro di risparmio spese sanitarie; 1,4 miliardi di euro di impatto sulla spesa per il welfare – grazie alla riduzione dei NEET e della criminalità e 3,5 miliardi di euro quali effetto sulla fanbase e praticanti delle performance sportive.

Il connubio sport e giovani: un investimento a lungo termine

Se, come anticipato, la pratica sportiva porta benefici per tutte le età e dunque la società nel suo complesso, è nella componente giovanile che si trovano i risultati migliori e, per molti versi, più incoraggianti per il futuro del Paese.

Secondo la rilevazione sono 5,5 milioni i tesserati under 20, pari al 42% dei tesserati totali. Si tratta di una fetta importante della popolazione giovanile italiana che contribuisce, grazie semplicemente al fatto di praticare sport, al benessere dello Stato: sul totale delle esternalità, il valore sociale dello sport giovanile, è stimabile in 2,4 miliardi di euro, pari al 24% del totale. Non è quindi pretestuoso affermare che sono proprio i comportamenti positivi indotti dallo sport a costituire l’insieme di fattori determinanti per lo sviluppo di una società attiva, equa, sana e attenta alla crescita dei membri della propria comunità.

La quota più rilevante delle esternalità positive prodotte dallo sport giovanile è legata alla prevenzione delle patologie e relativo risparmio sulle spese sanitarie.

L’attività fisica recita, come sottolineato un ruolo prioritario sulla salute fisica, mentale, nonché cognitiva, in particolar modo nella fase dello sviluppo che negli adolescenti si tramuta in abitudini alimentari sane e rinuncia al fumo e all’uso di alcol. Secondo la rilevazione infatti, tra chi pratica attività sportiva l’incidenza di alcolici e droghe si riduce del 4% rispetto ai coetanei che non esercitano attività fisiche. Inoltre, non è di certo un caso che tra il 2019 e il 2020, con la sedentarietà forzata dovuta alla pandemia, i fumatori tra i 14 e i 19 anni siano aumentati del 10% e i giovani in sovrappeso o obesi tra i 18 e i 24 anni siano cresciuti del 3%, raggiungendo quota 783mila a fine 2020.

L’argine dello sport contro il fenomeno NEET e la criminalità giovanile

L’espressione personale, la costruzione dell’autostima, la corretta interazione con gli altri e l’integrazione sociale, sono componenti indispensabili per formare individui adulti capaci di contribuire al benessere sociale ed è proprio il sistema di valori che aiuta a creare la pratica sportiva.

È stato infatti rilevato che, complice lo stop obbligatorio dovuto alla pandemia, i giovani inattivi che non cercano lavoro e non sono inseriti in percorsi di studio, i cosiddetti NEET, siano aumentati del 9% tra 2019 e 2020, raggiungendo quota 1,2 milioni di giovani, pari al 21% della popolazione tra i 18 e i 24 anni.

Un ambito nel quale la pratica sportiva può invece dare un sostegno: si stima che tra i giovani sportivi via sia una maggiore attenzione ai compiti e al rendimento scolastico nell’ordine del 13% rispetto a chi non fa attività fisica e un miglior rapporto con le figure genitoriali – e più in generali adulte – del 5% sempre comparato ai coetanei non impegnati in attività sportive. Di rilievo inoltre l’incidenza delle attività illegali sui ragazzi sportivi, in media minore del 3%, comparata ai giovani che lo sport non lo praticano.

Il ruolo del volontariato: una risorsa inestimabile

Argine per prevenire la devianza giovanile, portatrice di benessere fisico e mentale e stimolatore di comportamenti virtuosi. La pratica sportiva è tutto questo e costituisce una sorta di fattore protettivo per i giovani attraverso le varie fasi di sviluppo. Ma per poter esprimere tutto questo e dunque dispiegare la sua efficacia ha bisogno di un “elemento detonatore”, di una figura che trasmetta ai ragazzi il concentrato di valori positivi e aiuti a metterli in pratica. Ed è qui che entra in campo la figura cardine delle realtà sportive, siano esse affiliate alle Federazioni sportive nazionali (FSN) o alle Discipline sportive associate (DSA) e ancor più nel caso di quelle legate agli Enti di Promozione Sportiva, ovvero il volontario.

Senza il contributo di chi opera nelle associazioni sportive a titolo gratuito non sarebbe infatti possibile ottenere i frutti dei benefici legati allo sport. Una figura a cui si deve molto dunque e che, fortunatamente, non è rappresentata da casi isolati: sono infatti 1,4 milioni i volontari che operano in società sportive, rappresentano il 29% del totale delle persone che prestano attività no profit in Italia, e contribuiscono con il proprio impegno nella misura di 117milioni di ore annue dedicate a supportare la pratica sportiva senza lucro.

La figura cardine, come riconoscono gli stessi ragazzi, è quella che riassume in sé i fattori “sport+educazione” e che nella gran parte dei casi risponde al ruolo classico dell’allenatore. Una figura capace di indirizzare ma anche comprendere e quindi educare al meglio, trasmettendo i comportamenti virtuosi di cui sopra.