«Credo che l’Italia debba mantenere una centralità nel campionato di Formula 1. Ma non bisogna solo pensare alla storia. Quest’anno a Monza si è festeggiato il centenario del Gran Premio della Formula Uno ma non basta. Il fatto che oggi ci siano tanti promotori interessati a sviluppare la Formula 1 in altri Paesi deve essere uno stimolo per fare sempre meglio».
Così Stefano Domenicali, presidente e CEO di Formula One Group, la società che organizza e gestisce il campionato del mondo di Formula 1, ha parlato a CNBC del futuro del Circus e in particolare del ruolo dell’Italia, non solo in termini di circuiti, ma anche dell’importanza del Made in Italy per la competizione iridata.
«Al di là del fatto che tante squadre, sette su dieci, sono di casa in Inghilterra, c’è tanto Made in Italy in Formula 1», ha sottolineato il manager imolese, «Abbiamo la Ferrari, abbiamo l’ex Toro Rosso (l’AlphaTauri) e tanta tecnologia. Il nostro principale fornitore di pneumatici è Pirelli. C’è un sistema di frenanti come Brembo. C’è tanta filiera di grande qualità come Dallara che produce telai».
Davanti alle telecamere di CNBC il CEO di Formula One Group si è soffermato anche sull’accresciuta popolarità della Formula 1 negli USA, con biglietti sold-out e audience tv da record per i gran premi disputatisi negli Stati Uniti nel 2022, ultimo in ordine di tempo quello di Austin in Texas.
«Abbiamo cambiato il nostro modo di comunicare, siamo sui social media in maniera aggressiva, poi l’asse con Netflix (con la serie “Drive to Survive”, ndr) per attrarre un cluster di clientela nuova. E poi credo che le scelte di carattere sportivo, come gare più interessanti, abbiano fatto sì che in questo momento la F1 negli Stati Uniti sia esplosa con un interesse non immaginabile», ha spiegato Domenicali, che respinge al mittente le accuse di eccessiva “americanizzazione” del Circus.
«Al centro c’è lo sport, la sfida, la pista; ci sono le macchine e i piloti», ha sottolineato l’ex manager Ferrari scelto da Liberty Media per guidare la F1, «Poi è necessario creare qualcosa che faccia in modo che l’esperienza intorno alle corse sia inclusiva. Il fatto che noi abbiamo la volontà di creare eventi che crescano, che coinvolgano le città dove siamo, che possano portare l’attenzione su dimensioni che non erano state raggiunte prima è un grandissimo complimento per quello che stiamo facendo».
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Soddisfazione anche per l’accordo raggiunto con ESPN per la trasmissione della Formula 1 negli Usa per le prossime 5 stagioni, ma nessuna conferma rispetto alle indiscrezioni su quanto investito dal canale sportivo del gruppo Disney.
«Le cifre sono riservate. Però posso confermare che c’è stato un riconoscimento di quella che è stata la crescita della F1 in Usa. Siamo quindi molto contenti della collaborazione che abbiamo avuto e che avremo con ESPN».
Domenicali ha inoltre ribadito la propria prudenza in merito all’ingresso nel Circus di nuove scuderie.
«La mia logica è: valutiamo bene di chi parliamo e soprattutto proteggiamo chi ha investito con noi nella fase più delicata della crescita. Rispettare i nostri attuali protagonisti aiuta il sistema a essere robusto e solido. Perché è nei momenti di grande forza come l’attuale che è giusto essere prudenti nel cercare di capire quali sono eventualmente le nuove squadre o i nuovi costruttori che vogliono essere coinvolti. È chiaro che se dietro c’è un programma di grande credibilità e stabilità, che possa portare valore aggiunto al sistema, perché no? Però la prudenza è necessaria».
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Inevitabile da parte del CEO di Formula One Group un passaggio sulla vicenda Red Bull e sulla decisione della FIA di non infliggere alla scuderia guidata da Chris Horner una sanzione esemplare per lo sforamento del budget cap nel 2021.
«La credibilità del sistema legato al budget cap è uno degli elementi fondamentali che ha caratterizzato la crescita da un punto di vista generale del nostro sport. Essendo il primo anno di applicazione, è sicuramente un momento importante. Pensare di essere riusciti ad arrivare a un limite così stringente e probabilmente anche difficile da rispettare, è già un grande successo. Sta alla Fia cercare di fare rispettare in maniera trasparente le regole. La credibilità del sistema passa attraverso la capacità del regolatore di prendere le scelte giuste in un contesto nuovo».